Le grandi montagne

Durante l’ultimo secolo e mezzo Balme ha indissolubilmente legato il proprio nome alle grandi cime che gli fanno da corona.

Albaron, Collerin, Chalanson, Punta Maria, Punta d’Arnàs, Torre d’Ovarda e tante altre sono le vette otre i 3.000 metri che con le loro creste e i loro ghiacciai costituiscono la preziosa cornice del nostro territorio, ma sono le più famose “uje”, della Ciamarella, della Bessanese e di Mondrone (uja significa ago) che divennero il “terreno di gioco” del nascente alpinismo torinese ed italiano che, dopo la prima salita italiana al Monviso nel 1861, concentrò la propria attenzione alle montagne delle Valli di Lanzo, più vicine alla città e facilmente raggiungibili.

I nomi dei pionieri dell’alpinismo italiano (Martelli, Vaccarone, Baretti, Barale) erano di casa a Balme e proprio qui trovarono montanari che divennero guide alpine fortissime (i Castagneri, i Boggiatto, i Bricco, ecc.). Basti ricordare che il 24 dicembre 1874, con la salita all’Uja di Mondrone, venne effettuata la prima salita invernale dell’alpinismo italiano.

Oggi sono mete ambite sia dallo scalatore che cerca vie con difficoltà alpinistiche sia dall’escursionista esperto che con corda, piccozza, ramponi ed una buona dimestichezza con l’alta montagna può arrivare a godere dello spettacolo che si palesa dalle loro vette.

L’Uja di Ciamarella è la più alta montagna delle Valli di Lanzo e delle Alpi Graie Meridionali.

Se la si sale lungo la via normale non si incontrano particolari difficoltà tecniche ma bisogna comunque tener presente che ci si muove in un ambiente di alta montagna e si attraversa un ghiacciaio che, se pur ridotto rispetto ai decenni passati, può spesso nascondere l’insidia dei crepacci. La piramide finale, otre il ghiacciaio, nei mesi estivi si presenta normalmente come una facile salita lungo tracce di sentiero, ma richiede una certa cautela in presenza di neve o ghiaccio.

Le sue vie alpinistiche più interessanti sono la Cresta Est che attraverso passaggi di roccia e ripidi pendii nevosi porta alla spettacolare cresta finale molto esposta e a tratti affilata che crea come una sensazione di essere sospesi nel vuoto e che con un ampio semicerchio raggiunge la madonnina della vetta. L‘atra via è la famosa Parete Nord, bellissimo versante glaciale che con un dislivello di 450 mt. si tuffa sul ghiacciaio Tonini. Ci sono svariate possibilità di salita ma la via “diretta di destra” con una pendenza che varia dai 50° ai 55° rimane la più frequentata sia per la bellezza dell’itinerario che per la sicurezza se affrontata in buone condizioni.

L’Uja di Bessanese, la Regina delle Valli di Lanzo, il simbolo di Balme, nobile ed imponente è la meta più ambita di tutti coloro che salgono al Rifugio Gastaldi.
Sui suoi fianchi sono state tracciate vie di notevole interesse, tuttora molto frequentate, che sono parte integrante della storia dell’alpinismo. La cresta Rey, la via Balduino e, in particolare, lo spigolo Murari sono tra le salite più ambite dagli alpinisti.

La sua cima è formata da una cresta molto affilata lunga circa 150 metri sulla cui estremità sud è situata la madonnina della vetta. La via normale di salita raggiunge il Colle d’Arnas (3.010 m) dal Rifugio Gastaldi per poi spostarsi sul versante francese dove, nella sua parte finale, richiede una certa dimestichezza a passaggi di roccia facili ma esposti ed in quota.

Tante sono le montagne che nelle Valli di Lanzo antepongono al loro nome l’appellativo dialettale “uja” ma l‘Uja di Mondrone è quella che meglio ne interpreta il significato per come ci appare risalendo la Val d’Ala: slanciata e solitaria viene ormai chiamata “l’Uja” senza timore di confonderla con altre cime.

Di notevole interesse alpinistico, il versante Nord conta numerose vie di salita di varia difficoltà tracciate su una parete di circa 500 metri di altezza. I versanti Ovest e Sud presentano pendenze più moderate e su questi si snodano le due vie normali con partenza dall’abitato di Balme (Ovest) e dalla frazione Molera (Sud). Queste due “normali” sono itinerari di soddisfazione e di un certo impegno con passaggi di 1° e 2° grado su roccia fantastica che richiedono però particolare attenzione in caso di pioggia.