Flora, fauna, acque e aree protette

Un patrimonio di biodiversità

La Val d’Incarojo è un territorio incantevole ed estremamente vario: fitti boschi, prati verdi, alte vette, suggestive cascate e forre, splendide rocce calcaree ricche di fossili, una straordinaria diversità biologica vegetale e faunistica.

Boschi

Sono uno scrigno naturale che racchiude specie alpine centro europee, balcaniche e persino mediterranee. Sul fondovalle e alle quote meno elevate ci si può inoltrare in boschi misti di frassino, carpino, acero, nocciolo, castagno e salice. Alle quote superiori, la conca di Paularo offre un ambiente decisamente alpino grazie alle vaste foreste miste di conifere con abete rosso, abete bianco e, in minor misura, faggio. Salendo ancora, prima di arrivare ai pascoli alpini, compare il bosco di larici e, infine, la boscaglia di pino mugo. La selvicoltura, praticata a partire dal dominio veneziano fino a metà del secolo scorso, ha garantito la conservazione di questi boschi, che oggi sono diventati riserve di grande pregio.

Le cascate

La Val d’Incarojo è fortemente caratterizzata dalla presenza dell’acqua, che ne ha modellato nei secoli le rocce e che oggi offre al visitatore vedute e paesaggi davvero emozionanti. Sono numerose le cascate, suggestive e imponenti soprattutto a seguito dei prolungati periodi di pioggia.
Lo spettacolo offerto dalla cascata del Riu da Nasa, sulla strada Ravinis-Pizzul è impagabile. L’acqua lambisce le rocce vulcaniche verdastre della formazione del Dimon, in un quadro di rara bellezza. Percorrendo la strada Ramaz-Lanza, un piccolo guado offre lo spettacolo della cascata del Riu das Glîrs, con le sue rocce calcaree dalle sfumature rosate.
All’altezza di Lambrugno, sulla strada verso Trelli, si può ammirare la stupenda cascata di Salino che, con uno scenografico salto di 30 metri, precipita in uno stretto anfiteatro naturale formato da rocce di colore rossastro che risalgono a circa 250 milioni di anni fa.

La forra Las Calas (geosito)

È un monumento naturale scavato dalle forze orogenetiche e dalle acque del torrente Chiarsò, che hanno modellato ed eroso le rocce. Si sviluppa lungo un tratto di oltre 1000 metri, compreso tra Stua Ramaz e Ponte Fuset, attraversando calcari, arenarie rosate e argiliti, con formazione di pareti levigate, pozzi e marmitte.
Il toponimo deve la sua origine all’attività dei menàus (boscaioli) che erano soliti calarsi dalle pareti rocciose a strapiombo con funi e pertiche, per liberare i tronchi incagliati durante la fluitazione del legname a valle.
La forra si raggiunge con il sent. CAI 442 da Paularo (Fraz. Villamezzo) oppure salendo al Plan di Zermula. Il percorso è attrezzato con fune metallica.

Sorgenti di acque solforose e ferruginose

La più nota sorgente d’acqua solforosa sgorga a valle di Paularo, Loc. Onês, in una zona in cui si trovano strati rocciosi compressi. Una pineta, ricca di bucaneve in primavera e di ciclamini in estate, che fino al 1983, quando la grande alluvione distrusse il bosco e rese il sentiero difficilmente percorribile, conduceva alla sorgente della benefica acqua pudia.
La sorgente ferruginosa si trova invece sopra Misincinis, Loc. Rufosc, vicino all’alveo tormentato del torrente Turrieia. È riconoscibile dal tipico color ruggine dei sassi del greto.

La fauna locale

L’abbondanza di vegetazione e di luoghi poco abitati favorisce la presenza di numerose popolazioni faunistiche alpine. Si possono incontrare esemplari di caprioli, cervi, camosci, come pure marmotte, scoiattoli e volpi. Tra gli anfibi si annoverano il rospo comune, la rana temporaria e la salamandra. Alcune specie di vipera trovano anch’esse condizioni favorevoli alla riproduzione. In cielo non è raro ammirare l’aquila reale.

Aree protette

Una biodiversità elevata e la necessità di preservarla, ha permesso di inserire circa la metà della superficie comunale nella rete europea Natura 2000, nello specifico la ZPS “Alpi Carniche” include quattro aree SIC (Sito di Interesse Comunitario), tra cui i siti “Monti Dimon e Paularo” e “Creta di Aip e Sella di Lanza” che ricadono parzialmente nel comune di Paularo. Il Bosco Duron, che si estende tra i comuni di Paularo e di Treppo Ligosullo è stato riconosciuto invece dalla Regione Friuli Venezia Giulia come Area di Rilevante Interesse Ambientale (ARIA) e come tale incluso nella rete regionale delle aree protette.
Nel territorio comunale sono inoltre presenti numerosi geositi: la Forra del Torrente Chiarsò; la Successione ercinica rovescia a Stua di Ramaz; l’Arenaria di Val Gardena lungo il Torrente Chiarsò; la Facies di retroscogliera presso il Passo del Cason di Lanza; i Cordoni morenici presso Valbertad (Lanza); la Torbiera d’alta quota presso il Pian di Lanza; i Depositi permiani della Creta d’Aip; la Cascata di Salino; i Depositi sub-glaciali (Esker) di Dierico.
Infine, si segnala la presenza dell’area Wilderness del Monte Sernio. Fa parte della foresta regionale di Forchiutta ed è sottoposta a una gestione selvicolturale di tipo naturalistico e sostenibile, secondo il sistema certificato PEFC.